Il secondo appuntamento del ciclo annuale di incontri dedicati ai familiari delle persone che frequentano i servizi dell’Area Salute Mentale di Nuova Idea si è tenuto il 19 settembre e ha affrontato il tema dello stigma.
Con il Prof. Antonio Lasalvia abbiamo riflettuto sui temi di stigma e pregiudizio, che ricorrono spesso nelle situazioni di sofferenza psichica e che hanno conseguenze su tutto il nucleo familiare.
Per contrastare i pregiudizi associati ai disturbi mentali diventa fondamentale la comprensione dello stigma, che non può prescindere dalla conoscenza della malattia mentale stessa.
Diversamente da tanti altri problemi di salute, il disagio psichico è infatti ancora oggi vissuto come un tabù da nascondere.
Un passo importante verso la comprensione degli effetti dello stigma legato alla salute mentale può essere attivato attraverso la narrazione dei vissuti personali di malattia e sofferenza, che ci porta ad una conoscenza più ampia della malattia, nei suoi aspetti psicologici, emozionali e sociali.
Contrastare lo stigma, ed il conseguente mancato riconoscimento di un diritto, richiede uno sforzo da parte di tutti, cittadini, comunità ed istituzioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce lo stigma come «un marchio di vergogna, disonore e disapprovazione che determina il rifiuto, la discriminazione e l’esclusione di un individuo in diversi contesti sociali».
Lo stigma è un concetto costituito da tre componenti: lo stereotipo, insieme di credenze e di idee che possono essere sia neutre, che negative o positive; il pregiudizio, opinione preconcetta, cioè priva di riscontro effettivo; la discriminazione, cioè la distinzione o differenziazione operata verso determinati gruppi di persone, limitandone pregi e/o opportunità disponibili, invece, per le altre persone.
La conseguenza di questo processo pregiudiziale, cioè della catena di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni, si ripercuote negativamente sulla qualità della vita delle persone che soffrono di un disagio psichico, con una significativa riduzione delle possibilità di inclusione sociale e delle opportunità lavorative, causando un processo di isolamento e solitudine e innescando meccanismi estremamente critici.
La letteratura sembra dimostrare che non esiste alcuna società o cultura in cui le persone con disturbi mentali siano considerate al pari di coloro che non ne soffrono.
Il Prof. Lasalvia ci ha accompagnati nell’approfondimento della conoscenza di alcune delle accezioni in cui può declinarsi lo stigma:
- stigma percepito: il riconoscimento da parte di un soggetto della presenza di stereotipi, pregiudizi e comportamenti discriminatori nei confronti di un determinato gruppo sociale;
- stigma anticipatorio: aspettativa che gli altri adotteranno nei confronti della propria persona atteggiamenti di svalutazione e di discriminazione;
- stigma strutturale: presenza di leggi e politiche che, più o meno intenzionalmente, determinano una restrizione del campo di opportunità a un determinato gruppo sociale;
- stigma pubblico: insieme di credenze e atteggiamenti negativi da parte della popolazione generale nei confronti di un determinato gruppo sociale;
- stigma di cortesia (o stigma associativo): insieme di credenze e atteggiamenti negativi che, per associazione, colpiscono coloro che sono in relazione di prossimità con un gruppo sociale stigmatizzato.
Il Prof Lasalvia ha invitato le persone presenti, i familiari e anche chi usufruisce in prima persona dei servizi per la salute mentale, ad essere consapevoli delle discriminazioni subite e ad adottare un atteggiamento attivo per sostenere i propri diritti, protestando nelle sedi opportune, presso i decisori politici, e aderendo alle associazioni di familiari e utenti, che altrimenti faticano ad avere le forze e il sostegno necessari a fare azioni di advocacy.
Quanto spiegato con grande chiarezza, ma anche con passione e umanità, dal prof Lasalvia ha scaldato il cuore dei presenti, che sono intervenuti numerosi portando la propria esperienza e la propria speranza.
L’incontro ha toccato profondamente anche noi operatori e ci ha dato conferma che la strada intrapresa da Nuova Idea sia quella corretta: coinvolgere sempre di più le persone protagoniste dei propri percorsi di cura, e i loro familiari, con iniziative come questo ciclo di incontri, significa fare concretamente “azioni di advocacy”.